Usr Basilicata condannato a pagare 13mila euro

(Gilda di Potenza)

 

L’ufficio scolastico regionale per la Basilicata, ambito territoriale per la Provincia di Potenza, è stato condannato dal Tar Basilicata a pagare oltre 13mila euro a 22 docenti precari patrocinati dalla Gilda degli Insegnanti e difesi dall’avv. Enzo Faggella, legale di fiducia del sindacato (sent. n. 105/2013, r.g. 296/2012).

La condanna scaturisce da un comportamento omissivo dell’Amministrazione scolastica che, dopo essere risultata soccombente in 22 cause davanti al Tar di Basilicata, aveva omesso di rimborsare ai ricorrenti il contributo unificato. E cioè una tassa di 500 euro che viene anticipata dal ricorrente all’atto della presentazione del ricorso. Di qui l’ulteriore azione da parte dei docenti interessati e la conseguente condanna. I giudizi originari erano stati promossi da un gruppo di docenti precari, tutti patrocinati dalla Gilda di Potenza, ai quali l’Ufficio scolastico non aveva assegnato il giusto punteggio nelle graduatorie a esaurimento per il possesso di alcuni titoli di perfezionamento. L’Amministrazione, infatti, aveva attribuito ai ricorrenti un solo punto in luogo dei 3 previsti dalla normativa ministeriale. Di qui l’esperimento dell’azione giudiziale, che terminava con il sistematico accoglimento nel merito di tutti i ricorsi presentati e la compensazione delle spese.

Il diritto processuale amministrativo, però, prevede che quando i ricorsi vengono accolti nel merito e, cioè, quando il Giudice amministrativo dichiara fondato il nucleo sostanziale della domanda, il contributo unificato deve essere restituito al ricorrente e deve essere posto a carico dell’Amministrazione soccombente. E ciò vale anche se il Tar non accoglie tutte le domande contenute nel ricorso (per esempio, per vizi di procedura) ma solo alcune. E quindi i ricorrenti avevano chiesto all’Ufficio scolastico il rimborso del contributo di 500 euro versato all’atto del deposito di ricorso.

L’Ufficio però aveva rifiutato di ottemperare, forte di un parere dell’Avvocatura dello Stato orientato in tal senso. E gli interessati si erano risolti ad adire nuovamente il Giudice amministrativo. Che questa volta, oltre ad accogliere il ricorso, condannando l’Amministrazione a rimborsare ad ognuno di loro i 500 euro versati, ha anche condannato l’Ufficio a pagare le spese legali. In tutto: oltre 13mila euro.